In questi giorni stiamo disegnando un componente di facciata, un particolare che sta a metà tra il frangisole e l’elemento decorativo.
Abbiamo preferito disegnarlo piuttosto che affidarci ad elementi commerciali per ricalcare e rielaborare al meglio il nostro primo concept.
È nata così una riflessione sulla natura del progettare.
Nel nostro studio c’è una continua ricerca, una costante sperimentazione che nasce dall’incontro di intuizione ed esperienze pregresse.
Non c’è uno stile ma un metodo.
La riconoscibilità delle nostre architetture non è nell’immagine, nella forma o in qualche elemento estetico ricorrente; risiede nell’attenzione al dettaglio, negli accostamenti studiati, nell’approfondimento tecnico, nella ricerca di soluzioni originali.
La sperimentazione non sempre porta al risultato ottimale ma rimane comunque l’essenza del nostro percorso progettuale.
In questo senso possiamo attingere a piene mani dal bellissimo editoriale di Frank Barkow (architetto americano fondatore e partner dello studio Barkow Leibinger) apparso sull’ultimo numero della rivista “The Plan” (e di cui consigliamo la lettura integrale).
“La sperimentazione non ha stile , non è coerente, non è mai uguale, e questo suffraga l’idea che l’architettura possa essere originale, autentica, nuova. Essa ci chiede di essere ingenui, di fare le cose sbagliando, di avanzare alla cieca. È credere che l’identità specifica di una professione possa essere definita soltanto da questo tipo di attività. Significa anche che una professione critica è tale quando si trasforma, si adatta, cambia costantemente a seconda di nuove scoperte e possibilità. Questa curiosità rende il nostro lavoro – e il luogo dove lo svolgiamo – vitale, emozionante e “a risposta aperta”; un forum in cui l’architettura è considerata un positivo ed efficace agente di cambiamento e dove l’immaginazione può migliorare il mondo in cui viviamo”
Noi ci proviamo; anzi, citando Samuel Beckett, “Proviamo sempre. Falliamo sempre. Ma non importa. Riproviamo. Falliamo ancora. Falliamo meglio.”