Il lockdown di inizio anno ha dato un nuovo impulso alla discussione intorno all’uso ed al significato dello spazio pubblico.
Tra i tanti articoli, quello di Stefano Laffi (ricercatore sociale presso l’agenzia di ricerca sociale Codici di Milano) “Il teorema della casa-mondo”, pubblicato il 23 aprile 2020, esprime concetti estremamente interessanti.
“Prima della pandemia avevamo dibattuto a lungo sullo spazio pubblico, perché avevamo capito che la democrazia si gioca lì, non a domicilio dove la ricchezza mostra i suoi muscoli: quando corriamo in un parco, facciamo una gita al fiume, cantiamo ad un concerto, nuotiamo in mezzo al mare o ci sediamo su una panchina in piazza siamo tutti più o meno uguali, più o meno partecipi, mentre le case, le automobili, le barche riproducono la scala sociale, sono gli elementi distintivi del potere e del denaro accumulato. Non è un caso che i più interessati alle relazioni paritarie – i bambini e i ragazzi in primis – siano da sempre i grandi utilizzatori dello spazio pubblico, e quindi i grandi esclusi di oggi, mentre gli adulti che tengono alla disparità sociale perché sono arrivati in cima alla scala già professano il distanziamento sociale, non li vedrai mai sui mezzi pubblici, popolati di studenti, anziani e immigrati.”
Mi è sempre piaciuto il concetto di “spazio democratico”.
Per questo penso che attorno al dibattito che oggi si sta portando avanti riguardo alle trasformazioni della città, alle mobilità alternative, alla riforestazione urbana, sia necessario riflettere sul valore dello spazio pubblico e su come esso vada riconsegnato alle persone.
L’amministrazione milanese, in questo senso, sta facendo un grande sforzo per modificare radicalmente la città ed il modo di viverla.
È un cambiamento, non facile, che si scontra con stili di vita consolidati ma oggi non più sostenibili e che ci avvicinerà a modelli nord europei già lungamente sperimentati.
(L’immagine di copertina è tratta dalla proposta di Concorso per la “riqualificazione e rifunzionalizzazione di Piazza della Pieve e le sue connessioni con la città” di San Donato Milanese, presentata nel novembre 2019 dagli architetti Alice Baccolo, Giovanni Bua, Paolo Conforti e Simona Soldini con la collaborazione di Letizia Allegretti, Lucrezia Rossi e Stefano Tremolada)