Partono oggi i lavori del nuovo intervento firmato dallo studio A side, un edificio residenziale di 5 piani fuori terra nel centro della città di San Donato Milanese.
Un tema difficile da sviluppare, per le dimensioni ridotte del lotto, per la necessità di rispettare le distanze di legge e per l’inserimento in un tessuto urbano consolidato.
Obiettivo sotteso la rivitalizzazione di un contesto che, formatosi negli anni 50 in un ambito fino ad allora di tradizione contadina, appare decisamente eterogeneo e, per alcuni episodi, persino incoerente.
Oggi siamo all’interno della città metropolitana di Milano in un territorio che sta subendo forti trasformazioni, segnate in particolare dal costruendo Palazzo uffici di Eni disegnato dallo Studio Morphosis di Thom Mayne e dal nuovo quartiere Green One di via Fabiani.
Qui però l’operazione è chirurgica e si confronta con il concetto di “ricucitura urbana”.
Il progetto è basato sulla volontà di proseguire la cortina edilizia sulla strada principale (via Monte Bianco) e al contempo dare una conclusione prospettica all’isolato dal lato della via Emilia, tracciato storico lungo il quale si è sviluppata la città.
L’identità dell’intervento è data dalla vibrazione continua dei fronti – fatta di linee spezzate, diagonali, aggetti e rientri – e da una trama di “spessore” variabile generata dalla posa apparentemente casuale di montanti verticali in bronzo.
Una immagine esteticamente di forte impatto.
Ovviamente, come da lontana tradizione dello studio, grande attenzione è stata posta alla efficienza energetica ed alla sostenibilità ambientale.
L’edificio sarà Nzeb (Nearly Zero Energy Building) e consentirà una riduzione delle emissioni di CO2 di oltre l’80% nel ciclo di vita dell’edificio.
Nel lotto verrà infine aumentato il verde filtrante fino al 30% rispetto all’esistente.
D’altra parte, come scrive nel suo manifesto il Green Building Council Italia, “rendere i nostri edifici più sostenibili e resilienti ai cambiamenti climatici non significa solo ridurre il 36% delle emissioni di CO2 di cui sono responsabili, ma anche prendersi cura delle persone che ci vivono e sostenere un rilancio dell’economia ambientalmente compatibile”.