E anche quest’anno c’è stata la “design week”, la prima vera settimana del design dell’era post Covid.
Tutti in giro a visitare i luoghi classici e quelli alternativi del Fuori Salone.
Ma cosa ha contraddistinto la design week di quest’anno (oltre all’evidente inefficienza del trasporto pubblico milanese)?
Le code, ovviamente.
Lunghe e interminabili come mai prima d’ora.
Abbiamo riso leggendo il post di @lauratraldi (per la lettura integrale https://www.instagram.com/reel/C6Buuh6MtTY/?igsh=NXA1MmJhYXQ5NTRx):
Usciranno a breve i megalomani numeri di questa Design Week. Sul cui valore sarebbe giusto riflettere visto che – testato per voi – poche tra le persone che formano le enormi file che si trovano ovunque a Milano sanno perché sono lì.
Non nel senso filosofico del termine (cioè perché stanno al mondo – anche se forse chiederselo a volte sarebbe un bene, soprattutto quando ti trovi in una situazione come questa) ma proprio in quello pratico: cosa andranno a vedere?
Per cosa stanno sprecando ore del loro tempo in piedi in mezzo a sconosciuti?
Non lo sanno. Non lo sanno questi che si accalcano in Viale Tibaldi (c’è chi ha parlato di una “performance di Lamborghini”, chi di “una cosa con i trucchi”). Né lo sapevano quelli davanti a Palazzo Litta dov’ero prima. Che arrivati davanti al portone chiedevano: “ma dentro cosa c’è”?
…………..
Quindi, quando arriveranno i +xx% di visitatori di questo Fuorisalone ricordiamoci di tutto questo, di questa mancanza di senso. E chiediamoci dove vogliamo andare.
Perché forse, di fianco a questo Fuorisalone dei brand e dei codaioli sarebbe bello averne uno diverso: una zona off limits per installazioni istagrammabili ed effetti speciali dove trovarsi a vedere cose interessanti e chiacchierare. Sarebbe una cosa low cost ma, proprio in questa Design Week, ho imparato che sono le più belle…
E allora creiamolo un posto di riflessione e dibattito per il 2025.
Un posto low cost che si inserisca nella prossima dw con contenuti non necessariamente da instagrammare.
Noi ci siamo!!!